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I sassolini di Concita

“Quando alle elezioni regionali del Lazio il PD non propose alcuna candidatura contro la Polverini si fece avanti Emma Bonino. Aveva tutti i numeri per vincere, ma il PD tardava a darle il suo appoggio. Come direttrice dell’Unità – organo del PD – non sapevo come comportarmi, perché arrivavano email dai parte dei lettori che mi dicevano che nei circoli del PD ricevevano indicazioni di non votare la Bonino. Allora andai a parlare con uno dei superdirigenti del PD, uno in alto, molto in alto, per chiedere che posizione dovesse prendere il giornale sull’argomento. E lui mi rispose: “Vedi Concita, in realtà nel Lazio ci conviene perdere”. E aggiunse:  “Certo, perché se vince la Polverini, che è la candidata di Fini, Fini si rafforza e può operare uno strappo più netto con Berlusconi, fondare un terzo polo più forte con cui poi noi ci alleiamo e vinciamo le elezioni”. Sbalordita domandai: “Ma come farà a spiegare a suoi elettori che volete perdere? E per giunta con lo scopo di allearvi con il terzo polo!”. E allora il superdirigente mi disse: “ma non saremo noi a dare spiegazioni, la spiegazione la darà la crisi economica!”.

Questo aneddoto – insieme ad altri relativi al suo rapporto conflittuale con la dirigenza del PD – ci è stato raccontato stasera da Concita De Gregorio durante il suo intervento al dibattito “L’alternativa maggiorenne. 18 anni dopo Berlusconi”, con Nichi Vendola, Adriano Sofri e Corrado Formigli, organizzato da Tilt! a Pisa. Lo ha raccontato – dice lei – per dimostrare come in realtà la crisi finanziaria era più che annunciata (addirittura prevista da un certo disegno strategico); ma a molti è sembrato anche un modo per riprendersi delle rivincite personali nei confronti di chi non l’ha lasciata lavorare nel giornale e anche – perché no – un primo passo verso la sua candidatura a sindaco di Roma. Chissà.

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