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Il referendum fa paura

Ne avevo già scritto: quando la democrazia partecipativa dimostra la sua efficacia, è allora che il potere (non più rappresentativo) cerca di ostacolarla. Un’ulteriore prova ci viene dal pasticciaccio imbastito per togliere forza al referendum per abrogare l’attuale legge elettorale. Veltroni e Parisi, forse per errore, forse per inganno, rischiano di prendere in giro 500.000 sottoscrittori del Referendum chiamato “anti porcellum”. Ma al porcellum in politica sembra non ci sia mai fine. Ecco perché col “Forum democrazia – giustizia – diritti” di SEL-Firenze abbiamo voluto chiarire la situazione. Di seguito il documento:

Legge elettorale: stretti fra due referendum.

Lo strumento del referendum fa paura alla classe politica attuale, senza distinzione di colore. Gli ultimi referendum che abbiamo voluto e votato, ad esempio, sono stati ostacolati in tutti i modi. Ci hanno provato abolendo l’election day, poi hanno provato ad approvare una legge (che fingeva di rinunciare al nucleare) per farlo saltare. Infine quando ci siamo espressi in massa il 12 e 13 giugno contro l’assoggettamento dei beni comuni alle logiche di mercato, hanno lavorato coi peggiori azzeccagarbugli per aggirare la volontà popolare (inserendo norme illegittime all’interno della manovra finanziaria, o interpretando in maniera restrittiva il concetto di servizio pubblico, come ha fatto il sindaco di Firenze, che ha annunciato un piano di privatizzazione dei servizi molto spinto).

L’ultima tecnica per contrastare la volontà popolare e mantenere lo status quo è quella di proporre referendum concorrenti sulla stessa materia. E’ quello che sta accadendo con il referendum chiamato “anti-porcellum”: sono nate due iniziative referendarie per cercare di superare, contro la volontà della maggioranza parlamentare, l’attuale legge elettorale voluta da Calderoli e Berlusconi nel 2005 (legge n. 270/05), ma procedono senza il minimo coordinamento e con obiettivi contrastanti. Hanno depositato tre quesiti referendari Stefano Passigli e Giovanni Sartori per abrogare in parte il “porcellum” eliminando premio di maggioranza, designazione del premier e liste bloccate, generando così un sistema proporzionale con sbarramento al 4%. Subito dopo sono arrivati i due quesiti di Arturo Parisi e Andrea Morrone che mirano a cancellare integralmente il porcellum dichiarando che così tornerebbe in vigore il sistema elettorale precedente, ovvero la legge Mattarella approvata nel 1993. Nel merito però il Mattarellum mantiene lo strapotere delle segreterie dei partiti che decidono i candidati dei collegi uninominali e le liste bloccate della quota proporzionale; inoltre, siccome nei collegi uninominali passa un solo candidato, si produce un effetto distorsivo della volontà degli elettori simile al premio di maggioranza.

In due referendum sono comunque in aperto conflitto fra loro e entrambi rischiano di non raggiungere l’obiettivo perché la raccolta delle firme si è avviata tardi (sia per il duello fra i due, sia per l’accenno del PD alla presentazione di una proposta parlamentare che sembrava mettere d’accordo quel partito, ma l’ipotesi risulta ora abbandonata).

Non possiamo poi tacere che, se entrambi i referendum dichiarano di voler superare il porcellum, quello di Parisi sembra proposto solo per bloccare l’altro e inoltre, pur se dovesse raggiungere le 500.000 firme necessarie, non intaccherebbe minimamente il Porcellum, perché con ogni probabilità sarebbe bloccato dalla Corte Costituzionale: Parisi pretende infatti, con la cancellazione del Porcellum, di far rivivere il Mattarellum, tacendo il fatto che la “riviviscenza” di una legge già abrogata può essere operata solo con legge approvata dal Parlamento e non da un referendum che può solo abrogare, non esprimere altre volontà; e la Corte Costituzionale ha stabilito che può essere ammesso un referendum in materia di leggi elettorali solo se “ne risulti una coerente normativa residua, immediatamente applicabile, in guisa da garantire, pur nell’eventualità di inerzia legislativa, la costante operatività dell’organo” (sent. 32/1993).

Non ci interessa scoprire se il referendum di Parisi sia effettivamente un inganno o solamente un errore, basta sapere che è almeno un azzardo e che con questo referendum – che probabilmente non sarà ammesso – la raccolta firme non può avere l’effetto di stimolo sul Parlamento, mentre i quesiti del referendum proposto da Passigli – di abrogazione parziale e per singoli punti della legge del 2005 – sono di più probabile ammissione e, una volta indetto, giungerebbero al voto popolare o, realisticamente, spingerebbero il Parlamento ad approvare una legge di modifica per evitare il referendum.

Invitiamo pertanto chi abbia come obiettivo prioritario il superamento del Porcellum anzitutto a firmare per i tre quesiti di Passigli perché più probabilmente ammissibili; in ogni caso è possibile firmare per tutti i quesiti referendari, di Parisi e di Passigli, sapendo che i secondi non danneggiano i primi e viceversa: infatti se il referendum Parisi risultasse inammissibile, si voterebbe per quelli di Passigli.

Chiunque può firmare presso la segreteria del proprio Comune di residenza, ricordando che i quesiti di Parisi sono due, i quesiti di Passigli sono tre.

Il Forum democrazia – giustizia – diritti di SEL Firenze, 7 settembre 2011

Il documento è anche in una nota su Facebook

One Trackback/Pingback

  1. Lo sapevano « Animasalva on giovedì, gennaio 12, 2012 at 13:17

    […] firme, quella per il referendum Passigli. Lo sapevano perché lo sapevano, e non solo perché noi glielo avevamo detto. Condividi su:Diaspora*ShareDiggEmailRedditPrintStumbleUpon 12 gennaio 2012 @ 13:17 | Categorie: […]

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