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Politiche sull’immigrazione: invertiamo la rotta

La racconto perché è una notizia che difficilmente supera i confini della cronaca locale, eppure è tristemente importante: Raphael, un ragazzo nigeriano di appena 18 anni era a una festa con amici, come è giusto che sia. Ma non era in regola col permesso di soggiorno, perché arrivando via mare aveva ricevuto un foglio di respingimento. Per questo, quando la polizia ha fatto irruzione nell’appartamento (per una segnalazione di schiamazzi notturni) è scappato dalla finestra, si è aggrappato a un canale, è risalito fino alla grondaia, ma è scivolato, schiantandosi sul cemento. E’ accaduto a Firenze, ieri sera.

Lo racconto perché forse non è chiaro a tutti che ci sono esseri umani, nostri fratelli e sorelle, che vivono accanto a noi da perseguitati, pur non avendo commesso alcun reato. Quella di Raphael è una storia triste come quella degli oltre 600 morti nel mediterraneo negli ultimi 3 giorni, ma aggiunge un particolare terribile: il dramma di uomini e donne che fuggono dalla miseria, dalla povertà e dalla guerra non termina quando approdano sulle nostre coste, perché la nostra legislazione è crudele quanto uno scafista senza scrupoli, se incombe come un incubo su persone oneste.

E’ arrivato sicuramente il tempo di “invertire la rotta“. Si deve passare a una politica dell’accoglienza. In Italia ci sono interi paesi spopolati, paesaggi della desolazione.  Sono soprattutto al Sud, ma non solo. Sono paesi interni, per lo più appenninici o mal connessi con la “modernità”. E ci sono migliaia di case vuote, fuori dal mercato, terreni incolti, scuole ridotte a classi di una sola sezione, negozi che faticano a restare aperti.  Se i soldi spesi per tutte le politiche sull’immigrazione venissero indirizzati all’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo, ripopolando questi paesi, riusciremmo a trarne anche un vantaggio economico e sociale. I comuni di Caulonia e Riace hanno già sperimentato con successo questo modello. Perché non promuoverlo?

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