Non so se trovo più contestabile la retorica grillina o quella antigrillina della sinistra. Anzi lo so benissimo, perché per quanto mi ferisca profondamente ogni offesa che venga rivolta a ogni essere umano (come il tweet incriminato di Beppe Grillo) credo che l’uso che se ne faccia da parte degli antigrillini sia anche peggio, per due motivi.
Il primo, il più evidente, è che esattamente come Grillo specula sulla vita di persone senza colpa (i clandestini) per accaparrarsi qualche punto percentuale nelle prossime elezioni, i politici (o aspiranti politici) della sinistra non ci pensano due volte a fare altrettanto, usando come pretesto proprio il tweet di Grillo. Le bacheche di Facebook di questi politici (o aspiranti politici) sono piene di indignazione, a volte anche un po’ compiaciuta, per il fatto che sì, Grillo si è dimostrato quale realmente è: un razzista. Avevamo bisogno di conferme? Sappiamo come la pensa Grillo ma sappiamo anche di decine di amministratori pentastellati che ogni giorno lavorano per un’accoglienza più giusta e dignitosa per i migranti. Ma su questi argomenti non si deve fare speculazione elettorale, né da una parte, né dall’altra.
Ma la retorica antigrillina è peggiore del grillismo anche per un altro motivo, ovvero perché fa il gioco di Beppe Grillo: il comico/politico ha avuto un’espressione razzista ingiustificabile e sappiamo che il suo scopo è quello di compiacere il crescente sentimento xenofobo degli italiani (e dei romani). Condividere il suo tweet su tutti social network possibili non fa altro che amplificare quel messaggio, paradossalmente anche legittimando in qualche modo il suo contenuto. Per la sinistra sarebbe stato meglio usare la stessa energia e gli stessi soldi (ahimè, ho visto anche qualche post di indignazione “sponsorizzato”) per parlare di TTIP, del pericolo idrogeologico, del fracking o delle recenti orribili riforme governative che andrebbero avversate. Magari – in mancanza di preparazione al riguardo – anche copiando i testi dal blog di Beppe Grillo (no, non scrive di scie chimiche o di veganesimo, ma di temi politici ampiamente condivisi). Oppure, ancora meglio, avrebbe dovuto sfidarlo sul tema dell’etica in politica, che è l’unico argomento veramente discriminante di ogni campagna elettorale recente, l’unico tema capace di spostare – oggi – il voto degli elettori.
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