Ho appena parlato con un mio amico medico che lavora nell’ospedale di Santiago del Cile. Venerdì alle ore 18.00 locali marceranno in Plaza de Armes, a Santiago, per ricordare la vicenda e per fare pressione sull’opinone pubblica e le Istituzioni: Daniel Zamudio, il giovanissimo ragazzo omosessuale torturato da 4 suoi coetanei neonazisti, è arrivato in ospedale già in come cerebrale, una situazione che non è mai migliorata in tre settimane. I 4 fanatici nazisti gli hanno praticato ogni forma di tortura, staccato un orecchio, lo hanno massacrato di botte, hanno inciso svastiche in ogni parte del suo giovane corpo, lo hanno colpito con calci e pugni, pietre, bottiglie rotte, gli hanno bruciato le gambe, sfigurato il volto. Perché era gay. L’accusa per tentato omicidio, per i 4 aguzzini, si trasforma in omicidio, aggravato dalla tortura. In Italia non solo l’omofobia non è un’aggravante, ma non esiste neanche il reato di tortura. Dobbiamo nutrire la compassione, ma ci deve sostenere anche un senso di giustiza, perché anche la legge e la sua applicazione creano un modello di comportamento per la società. Venerdì propongo di organizzare un momento di solidarietà ai ragazzi cileni che si uniranno in corteo in Plaza De Armas, ma invito tutti a partecipare anche all’evento che faremo a Firenze in maggio contro il razzismo e l’omofobia, per approfondire e proporre strumenti per contrastare quest’odio immotivato, quest’odio doloroso.
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