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Nucleare: i nostri figli vogliono sapere

Il Consiglio dei Ministri oggi varerà definitivamente il decreto, già esaminato in via preliminare il 22 dicembre, che consentirà di individuare i siti delle nuove centrali nucleari.

Attenzione, si decideranno soprattutto tre cose: i criteri con cui individuare i siti, quelli per localizzare i depositi delle scorie e le misure per compensare le popolazioni interessate, ma i luoghi che ospiteranno i siti non saranno indicati! L’argomento ha una sua valenza politica.

Tant’è vero che il decreto – nel secondo punto – dovrebbe prevedere anche le compensazioni economiche per gli enti locali che accoglieranno i siti. Se esistono “compensazioni”, evidentemente esistono dei “danni”, dei “disagi”, degli “svantaggi” di cui le forze di governo non vogliono assumersi responsabilità in un periodo elettorale così delicato.

Il terzo punto all’ordine del giorno riguarda la localizzazione delle scorie. Si tratta di scorie radioattive, rifiuti che dovranno rimanere in sicurezza per 250.000 anni. Tutti ricordiamo le proteste locali per impedire la costruzione di discariche nel proprio territorio. Questa volta si tratta di scorie radioattive. Forse si potrebbe pensare di affidarne lo smaltimento alla ‘ndragheta, esattamente come  è stato fatto – secondo Gianni Lannes, giornalista d’inchiesta specializzato in ecomafie – con le scorie derivanti dallo smantellamento delle vecchie centrali. Ma il trucco delle navi affondate è già svelato e gli investigatori tengono sotto controllo le attività di alcune società sospette.

L’ostilità delle popolazioni è palese e il ministro Scajola la conosce bene, tanto da temerla e procrastinare la localizzazione dei siti a dopo il voto. Eppure lo Stato italiano è firmatario della Convenzione di Aarhus del 1998, che stabilisce l’obbligatorietà della partecipazione dei cittadini alla scelte sulla localizzazione delle centrali nucleari e sulla gestione dei rifiuti radioattivi. È giusto, allora, andare a votare senza conoscere le intenzioni dei candidati su un tema così importante?

Con le prossime elezioni del 28 marzo sceglieremo i consigli delle Regioni, enti a cui la Costituzione, nell’articolo 117,  demanda la potestà legislativa su una serie di materie come la tutela della salute, il governo del territorio, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia. Il decreto  governativo tutela i siti nucleari come “zone di interesse strategico militare” e dunque intende sottrarli al governo regionale e ai cittadini, per cederli a presidi militarizzati.

Secondo molti costituzionalisti si aprirà una grossa battaglia costituzionale tra Stato e Regioni dissenzienti (Puglia, Campania e Basilicata hanno già approvato normative che precludono il loro territorio all’istallazione di impianti nucleari o al deposito di scorie radioattive). A meno che non venga riformato l’articolo 117 della Costituzione. Una riforma che richiede “dialogo” tra le forze politiche. Il PDL, ovviamente, tiene le fila del discorso, ma anche l’UDC di Casini è favorevole al nucleare.

Ecco che allora è necessario portare la questione nucleare nei programmi elettorali e esigere che rilevi nella formazione delle alleanze. E da cittadini occorre pretendere un’informazione seria e corretta prima che il danno venga compiuto. Per evitare proteste alla Masaniello, certo, ma anche per tutelare la propria salute, quella dei propri figli e quella delle 10.000 generazioni future che convivranno con  scorie che non hanno mai scelto.

Pubblicato anche sul sito nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà

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