Ho trascorso una settimana di ferie a Vallata e mi sono divertito a pubblicare sul web, quotidianamente, qualche foto di case, paesaggi, chiese di Vallata. Un tentativo semplice di documentare una bellezza che resiste, nonostante l’incuria di chi ha amministrato Vallata in questi anni. Una bellezza che è stata favorita da una natura generosa e dalla fatica di uomini e donne che nel passato hanno costruito il loro ambiente con grande cura e rispetto: le strade principali, le abitazioni modeste eppure bellissime, inserite in maniera armonica nel circostante, gli spazi e gli edifici pubblici, impregnati di sacralità, per il senso di giustizia e devozione che vi sono stati riposti.
Perché di arte a Vallata probabilmente non ce n’è e non ce n’è mai stata, ma siamo tutti testimoni di una storia e di una cultura di un popolo, che ha levigato la strada per le Festole e gli antichi portali in pietra delle abitazioni, che ha creato gli argini del ruscello e modellato le scale che conducono a Porta Rivellino, che con una colletta pubblica ha costruito la chiesa di Santa Maria e ristrutturato la decadente chiesetta di San Vito. Siamo testimoni, ma distratti. Eredi ingrati, che negli anni hanno sperperato un patrimonio culturale immenso. E’ successo per molti motivi più o meno gravi, ma alla base di ciascuno di essi c’è una scarsa attenzione per il bene pubblico, una scarsa sensibilità verso ciò che dà valore alla vita di una comunità e attraverso essa, alla propria.
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