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Nuovi valori per il Partito Democratico

Non mi diverto affatto a ribattere quotidianamente a quanti, a vario titolo, sostengono la linea di Domenici sull’ordinanza contro i lavavetri. D’altra parte non riesco a non rilevare le contraddizioni di quanti si sono imbarcati nella difficile impresa di difendere una scelta politica lacunosa e una scelta ideologica ancora più imbarazzante.
Che l’ordinanza della Giunta fiorentina raccolga consensi tra il “popolo” è normale (perché si parlerebbe sennò di “populismo”?); che stimoli la retorica di un intellettuale come Michele Serra mi lascia sbalordito: Mauro Biani prova a rispondergli, ma ha una risonanza minore (lui non ha sponsor in nessun partito e non ha mai scritto i testi per Beppe Grillo); ma che irrigidisca i politici della mia sinistra su posizioni sarkosiane mi lascia interdetto.
L’intervista di Domenici pubblicata oggi su Repubblica, oltre a ribadire il salmo responsoriale di questi giorni (la sicurezza non è di sinistra o di destra, il rispetto della legalità non è di sinistra, nè di destra), riprende la polemica del “benaltrismo”, asserendo che “il rispetto della legge comincia dalla vita quotidiana, la legalità si misura nei gesti di ogni giorno. Dire che bisogna piuttosto combattere la mafia o la camorra non ha senso. Io a Firenze la mafia non ce l’ho (…).
Probabilmente a Firenze mafia non ce n’è, eppure straripa di comportamenti “illegali” o che perlomeno “infastidiscono”, fenomeni verso cui la giunta non sa reagire; forse perché gli antagonisti non sono deboli come i fricchettoni, i barboni, i lavavetri, i musicanti, o i vagabondi, o forse solo perché sono correlati a poteri più forti, a volte collusi proprio col potere politico. 

Questa Giunta ha trasformato una delle più belle città del mondo in un ingorgo autostradale, in cui l’industria turistica, la movida notturna, i bar, le discoteche, il traffico caotico, i mezzi pubblici carenti, il business della “pulizia delle strade” o delle società di parcheggio, l’incuria delle zone periferiche (in cui ieri mi hanno martellato la macchina) non funzionano secondo le “regole” e nemmeno secondo “le buone maniere”.  Ora che il “grave pericolo” per la collettività (così nell’ordinanza) è stato eliminato, Domenici potrebbe dedicarsi a tutto il resto invece di inveire contro gli intellettuali.
Lui dice di rifarsi a Lenin e nello stesso tempo stigmatizza come veterocomuniste le polemiche che gli vengono rivolte. Evidentemente cerca di “carusizzare” il punto di vista del tutto laico e democratico di una parte di politici e di intellettuali che con la sinistra estrema non hanno nulla a che fare (Rosi Bindi, Romano Prodi, Albero Asor Rosa per fare alcuni nomi). Hanno a che fare invece con il futuro Partito Democratico, questo sì; ma hanno a che fare anche con una storia di valori a cui da sempre sinistra e mondo cristiano si sono ispirati, e che ha costituito sin dalla Resistenza il punto di contatto tra “Comunisti” e “Cattolici”; proprio quelli che oggi, spogliati di quelle ideologie (di cui Domenici evidentemente ancora si nutre) aspirano a governare questo Paese generoso e solidale, cuore dell’Unione Europea, e nonostante tutto, sogno per turisti ricchi e per migranti poveri.

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