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Di destra o di sinistra?

Per la pausa pranzo ieri ci stavamo dirigendo in un una trattoria dove si mangia verdura di stagione, cibo genuino cucinato molto bene e con una buona scelta per i vegetariani; i prezzi sono contenuti, il gestore è gentile e ti fa sempre la ricevuta prima che tu la chieda. Il posto è vicino e si può andare a piedi. Ma d’improvviso la mia amica, che è sindacalista, femminista e attiva in un partito di sinistra ha esordito: “non vorrai mica andare lì? Quelli sono di destra. Io i miei soldi a quelli lì non glieli do”. Siccome è femminista, sindacalista e attivista è molto difficile ragionarci, quindi alla fine siamo andati in un locale molto distante (in macchina), gestito da suoi amici: una specie di bar, ma con pretese gastronomiche. La cosa meno dannosa per il mio stomaco (e l’unica che non contenesse carne), è stato un costosissimo carpaccio di pesce spada di bassa qualità, proveniente chissà da quale allevamento baltico. Il banco del bar era sommerso da prodotti della Nestlè e dopo il pagamento non abbiamo ricevuto alcuno scontrino, se non dopo una mia esplicita richiesta. Ovviamente torna in mente Gaber e la sua presa in giro dell’ideologismo.

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