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O tempora!

O tempora!     
E’ noto: il sabato degli impiegati comincia alla 17:30 del venerdi. Ieri l’abbondante nevicata ha incoraggiato ad accelerare i tempi: alle 17 ero già nel parcheggio a organizzare tramite cellulare una polenta a casa di amici.
E mi godo questo sabato precoce, da quando sono giunto a casa e nemmeno il ghiaccio sulla strada può farmi più male.
Ci siamo: forse il cielo è davvero un po’ stitico, come dice una mia amica, ma diamogli tempo, pazientiamo. Fiocco dopo fiocco accompagnamo l’attesa di una bufera che ci costringa in casa a vivere il tempo. 
Io vivo soprattutto il tempo che sto in casa. Tra le corse per il lavoro e per le varie commissioni, mi accorgo che consumo il prezioso tempo della mia vita, ora che in ognune di queste cose si è ormai perso ogni elemento relazionale. Persino al supermercato, se non incroci lo sguardo di qualche conoscente nascosto tra le melanzane e il banco forno, puoi entrare, girellare per un’ora e uscire senza aver scambiato una parola con nessuno. Il "salvatempo", con la pistola a lettura ottica, ti fa fare tutto da solo e la cassiera non ha altro che da comunicarti un numero di euro e riscuoterlo. Il salvatempo non salva il tempo, gli dà il colpo di grazia.

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