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In zona retrocessione

Hanno di che lamentarsi i siciliani per lo scarso risalto dato dai media al triste evento che ha colpito Messina agli inizi del mese. Ma insistere troppo sull’argomento potrebbe far emergere il sospetto che i primi responsabili della catastrofe siano i cittadini stessi, sostenitori (in larga maggioranza) di uno schieramento politico che promuove piani case e condoni come motore di sviluppo. Insistere sull’argomento potrebbe voler dire rimettere in discussione quell’assurdo progetto di ponte che dovrebbe collegare artificialmente due delle Regioni più “abusivamente” edificate d’Italia; infine potrebbe portare l’attenzione sulla necessità di sborsare danaro dalle casse centrali a quelle insulari, da sommarsi a quelli ottenuti dal governatore della Regione, Lombardo, con astute tattiche politiche. E magari gli elettori di Bossi non ne sarebbero tanto felici.
Oggi una nuova catastrofe: a Porto Empedocle, sulla costa agrigentina, un costone è franato, invadendo magazzini e residence e costringendo dieci famiglie ad evacuare. Pochi giorni fa ero in Sicilia anche io, proprio ad Agrigento, una città dalla storia affascinante e dalla realtà degradante. La pioggia lì ha fatto meno danno che a Messina, ma ha creato comunque molti disagi. Per motivi personali mi sono ritrovato a fare da spola tra l’ospedale (che è sotto sequestro per gravi carenze nell’edificazione e a rischio di cedimento strutturale) e il centro della città, collegato da chilometri di strada dissestata, senza luci, né catadiottri, né guard rail, né alcuna guida luminosa. Solo tonnellate di cemento armato buttato nelle valli, per sostenere viadotti impossibili e impervi, tanto più pericolosi in quei giorni, in cui gli avallamenti nell’asfalto, combinati alla pioggia eccezionale, ti davano l’impressione di guadare più che di guidare.
Agrigento ha circa 60.000 abitanti, ma i palazzi  – costruiti in barba alle regole del buon gusto e del buon senso – potrebbero ospitarne 500.000. E si continua a costruire e condonare e costruire. Case, palazzi, e addirittura nuovi quartieri. La città, che è famosa per uno dei monumenti più importanti dell’archeologia, la Valle del templi, è sporca e caotica. I cittadini non hanno l’acqua corrente tutti i giorni, ma solo poche ore al giorno per 4 giorni alla settimana; tutti (abusivamente) hanno una cisterna d’acqua in cantina o sul terrazzo, da far riempire all’acquaiolo per 30 centesimi al litro. Ed è acqua poco salubre, tanto da non poter essere usata per scopi alimentari. In compenso la Nestlè attinge acqua proprio ad Agrigento per la buonissima e potabilissima acqua Vera, vantandosi di fornire agli agrigentini acqua a KM zero: “Quasi 10.000 tonnellate in meno all’anno di CO2 immesse nell’ambiente!”. Paradossi a cui quei cittadini sono ormai abituati.
Nel frattempo dilagano le discariche abusive e – con il beneplacito del Ministro per l’Ambiente Prestigiacomo (siracusana) e del Ministro Bondi – anche quelle “legali”. I greci ci hanno lasciato il Tempio della Concordia e quello di Giunone, noi italiani, ben che vada, lasceremo ai posteri un rigassificatore, che sarà costruito tra la casa di Luigi Pirandello e il tempio di Zeus.
Un recente sondaggio del Censis colloca la provincia di Agrigento al primo posto per infiltrazioni mafiose nelle attività economiche. Commentando questa notizia in un ascensore, tre agrigentini in coro mi hanno risposto: “solite esagerazioni della stampa! E Palermo allora? E Napoli?”. E mentre l’ascensore non ne voleva sapere di salire fino al sesto piano, ci siamo potuti intrattenere sulla necessità delle ronde in città, “perché la sicurezza è il grosso problema di Agrigento”. Più o meno come la siccità e il traffico, parafrasando Benigni.
Va anche detto che i cittadini non hanno dubbi sulla bontà della loro amministrazione: alle ultime amministrative il 75% ha scelto lo schieramento di Berlusconi.
Allora mi viene naturale confrontare quel senso civico con quello dei cittadini di Firenze, la città in cui vivo. A Firenze, come dice Curzio Malteselo spostamento di una panchina provoca l’immediata costituzione di un comitato di quartiere”. Generalizzazioni, ma è così.
Esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B? Di sicuro esistono cittadini che non hanno alcun senso del bene collettivo (come ad esempio un ospedale, una strada di collegamento, l’illuminazione pubblica, il paesaggio, la difesa del territorio, la custodia del patrimonio storico e archeologico). Qualunque sia la “serie” a cui questi cittadini appartengano, è evidente una loro triste, inevitabile peregrinazione in zona retrocessione.

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