Due considerazioni.
Come è noto la Camera ha detto sì al ddl sulle intercettazioni. I sì sono stati 318, 224 i no, un solo astenuto. Il ministro Alfano si è dichiarato soddisfatto: “Abbiamo preso 20 in più dei nostri. Il voto segreto ci ha premiato, visto che nel computo dei voti a favore ci sono 20 voti in più rispetto a quelli della maggioranza. Significa che circa il 20% dell’opposizione condivide le nostre tesi.” Ora non è che vogliamo fare i meticolosi, ma l’informazione è una cosa seria e il ministro Alfano rischia di confondere le idee. I membri dell’opposizione (deputati PD, IDV e UDC) sono 281, 284 se vi sommiamo gli iscritti al gruppo delle minoranze linguistiche, mentre i deputati della maggioranza (PDL, Lega, MPA) sono 341, 346 se vi si sommano i deputati del Gruppo misto. Qui il disegno della Camera. Dunque chi ha votato con la maggioranza rappresenta il 7% dell’opposizione e non il 20%, come sostiene Alfano!
Punto secondo: la votazione finale si è tenuta a scrutinio segreto dietro richiesta del gruppo del PD. Questa è una pagina un po’ triste della storia del Partito Democratico. Cosa c’è di più democratico, infatti, che dichiarare apertamente il proprio voto rispetto a una questione così importante per la democrazia nel nostro Paese? Perchè hanno richiesto il voto segreto? Per tutelare qualche intercettato potente? Perché allora non isolare dal partito e quindi dal Parlamento e dalle cariche di rilievo quelle persone del PD che temono le intercettazioni? Questo sì che sarebbe un gesto democratico.
Il decreto appena approvato è incostituzionale, limita fortemente le indagini, vanifica il lavoro di polizia e magistrati, riduce la libertà di stampa e la possibilità di informare i cittadini. Per questo va fermato. Noi non possiamo fare molto, ma possiamo almeno firmare un appello promosso dal giornale Repubblica.
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