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Ci mancava Facebook

Sta capitando a tanti, proprio in questi giorni: come l’australiana, la filippina o la cinese con l’autunno è arrivato il contagio da Facebook e molti di noi sono rimasti intrappolati. E’ l’ultima(?) frontiera del social networking (o almeno quella che si sta affermando). Capita che ti iscrivi per gioco e dopo 15 minuti sei invaso da richieste di “amicizia”, foto di visi conosciuti, messaggi in bacheca. Poi ti prende la curiosità: “quel Gianluca, chissà dove sta e che starà facendo adesso“, e parti con la nuova attività: il “friend searching“, da alternare con il “friend surfing” (che vuol dire pressappoco farsi i fatti degli altri).

Così scopro una mia foto nel profilo di un amico “reale”; quella foto che avevo scartato perché oggettivamente ridicola è diventata simbolo della sua socievolezza. Mi si aprono finestrine di un nuovo messenger integrato nel portale di Facebook: nuovi amici, nuove chattate. Finestre che sia aggiungono a quelle del messenger tradizionale che non puoi abbandonare (hotmail) e a quelle del messenger ufficiale (gmail). Ti metti lì e smisti risposte personali, su quadratini di riservatezza. Pensi che siano uguali a quei fogliettini che ti scambiavi in segreto coi compagni di classe e guai se la maestra li scopriva. Qui è tutto più sicuro, la maestra non li scoprirà mai. Ma già qualcuno dice che i datori di lavoro prima di assumerti guardano il tuo profilo Facebook (‘nnamo bene), altri dicono che Brunetta lo userà per sgamare i fannulloni, altri pensano che Tavaroli sia il proprietario della piattaforma.

Fatto sta che se contribuisce ad avvicinare le persone Facebook potrebbe essere un bene. Mi do un altro paio di settimane di sperimentazione. Poi vedremo.

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