
In questi giorni, commentando il meritatissimo Premio della Satira Politica di Forte dei Marmi, hanno detto di lui che è un “fustigatore”, che la sua satira è un “rutto ringhioso” o, ironizzando, una “scorreggia balsamica”. Probabilmente un autore di satira si compiace quando gli dicono che è irriverente, libero, pericoloso per il regime; è lieto di sentire che la sua matita sia percepita come una spada affilata da temere. La querela di un politico lo consacrerebbe più di mille premi. Mauro Biani è anche questo: riesce a ridicolizzare i potenti, a mostrare la nudità del re. Ma io credo che il suo grande merito sia quello riuscire ad affrontare argomenti scomodi o dolorosi con un linguaggio dolce, attento ai sentimenti, solidarizzando con i poveri, gli ultimi, i sofferenti e restando sempre fedele alla sincerità della sua ispirazione. Mauro non parla solo ai politici o ai personaggi affermati: parla a tutti noi. In questo è veramente un anticonformista. Non ha bisogno di puntare il dito, gli basta sollevare il velo, far vedere a noi tutti quello che il suo sguardo sensibile riesce ancora a scrutare. Ecco perchè scuote le nostre coscienze. I suoi disegni hanno linee morbide, colori accesi. Quanti bambini vediamo nelle sue vignette! E quanti giocattoli, spighe di grano, fiori, bandiere della pace: oggetti quotidiani e vivi, a cui a volte attribuisce un significato simbolico aggiuntivo. I suoi personaggi non urlano, non esprimono opinioni, si limitano a parlare del fatto, spesso in prima persona; e pure ciascuno nella personale esperienza, con la propria singola voce, è parte di un linguaggio corale che non puoi non ascoltare, perché è intessuto di un’armonia in cui siamo tutti coinvolti: i disegni di Mauro mi fanno provare una forte nostalgia dell’innocenza, della semplicità che a volte mi sembra aver del tutto smarrita, dell’ingenuità che dovrebbe meravigliarmi del mondo. E chissà che questa nostalgia non mi porti davvero a migliorarmi.
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