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Al 90%

Pensando e ripensando – è stato detto – non trovo altro fondamento della democrazia che questo: il rispetto di sé. La democrazia è l’unica forma di reggimento politico che rispetta la mia dignità, mi riconosce capace di discutere e decidere sulla mia vita pubblica. Tutti gli altri reggimenti non mi prestano questo riconoscimento, mi considerano indegno di autonomia fuori della cerchia delle mie relazioni puramente private e familiari. La democrazia è, tra tutti, l’unico regime che si basa sulla mia dignità in questa sfera più ampia… Essere democratici vuol dire assumere nella propria condotta la democrazia come ideale, come virtù da onorare e tradurre in pratica“.(Gustavo Zagrebelsky, citato da Walter Veltroni il 27 giugno 2007 )

La copertura mediatica data alla candidatura di Veltroni è davvero sorprendente. Dirette video in TV e su internet, prime pagine dei giornali e dei portali web, un interesse alimentato con il pathos della vigilia e mantenuto alto coi commenti del giorno dopo. Nessun altro evento negli ultimi tempi ha avuto tanto clamore. Il quotidiano La Repubblica, ad esempio, si è affrettata a commissionare un sondaggio che, a dispetto di ogni logica della statistica, chiama rappresentativo un panel di “500” cittadini contattati telefonicamente. Il risultato è un titolo con font size 28 e grassetto che dice: “Il 72% degli italiani condivide il discorso di Veltroni”.

A modo mio ho già avuto modo di esprimermi a favore del Partito Democratico; inoltre credo che Veltroni possa essere un buon leader, ma il processo e i mezzi con cui è sostenuta la sua candidatura mi lasciano davvero perplesso. È vero che il segretario del nuovo partito lo decideremo noi con le elezioni del 14 ottobre, è vero che il regolamento delle primarie prevede che qualunque cittadino possa candidarsi, ma è vero anche che questa candidatura eccellente è stata scelta ancora una volta dall’alto e che si è avvalsa di uno spiegamento di telecamere, scenografie, uffici stampa, colonne sonore, gobbi elettronici con cui pochi possono competere. Sarà pure un’esperienza di democrazia all’americana, ma a me nessuno mi ha interpellato. Neppure al cellulare, neppure i sondaggisti di Repubblica.

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