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Orgogli

Sto cambiando casa e città. La nuova città si presenta bene: è piena di stranieri. Ieri al supermercato ero l’unico italiano in fila alla cassa. Nel cestino avevo cibo italiano. La cassiera dava del “tu” a tutti, solo a me ha dato del “lei“, solo con me è stata gentile. Sarà stato anche perché avevo la cravatta. Più tardi sono andato in ospedale a trovare una mia amica. Nel letto accanto al suo c’è una ragazza tunisina e intorno tutti i suoi parenti a confortarla. La democrazia dell’ospedale mi ha risollevato un po’.  Una ragazza dalla pelle olivastra, col pigiama rosa ed un sorriso dolcissimo si stendeva sopra il letto bianco dell’ospedale, con la timidezza e la gratitudine di un ospite non familiare. Mi ha fatto un po’ tenerezza, ma più forte era l’orgoglio di essere cittadino di uno Stato in cui il servizio sanitario è pubblico e uguale per tutti.

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