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Morire per delle idee

In questi anni, complice Carlo Azeglio Ciampi, ci siamo preoccupati di come muore un italiano, anziché di come campa: abbiamo visto assegnare una medaglia d’oro al valore a Quattrocchi, dipendente di una società privata che lavora in Iraq per altre società commerciali, ma non a Nicola Calipari, ucciso mentre col suo corpo salvava la vita di una giornalista, testimone della barbarie irachena. Allo stridulo coro oggi si unisce la Chiesa, che afferma che i morti di Nassirya col loro sacrificio “contribuiranno alla costruzione di un’umanità migliore”. Sarà, ma a me sembra tutto il contrario: al massimo il loro sacrificio servirà a rallentare l’inesorabile fallimento dell’ENI.
I predicatori istituzionali fanno confusione tra utopie: quelle nobili sono sottovalutate, quelle inesistenti sono tirate su con strambe architetture retoriche.

E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c’è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, ma di morte lenta
.”


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