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L’unione

L’unione

Ieri sono stato alla festa dell’Unione, in piazza. C’era porchetta, ottimo vino e pessima musica dal vivo. Un’aria familiare e calorosa: qualche conoscente e tanti esseri umani con cui ci si sentiva fratelli e compagni, in pieno spirito ulivista. Per guadagnarmi il panino mi sono messo in fila con un mio amico. Dietro di noi il presidente del Monte dei Paschi, accanto a me Rosy Bindi che al mio sorriso mi ha stretto la mano come se mi avesse riconosciuto: vecchie tecniche da politico, ma che fanno piacere. E proprio lei è stata la vera protagonista della serata; quando è salita sul palco ha afferrato il microfono e ha cominciato a intonare "Quello che le donne non dicono". E non chiedetemi perchè io l’abbia trovata più sexy della Tatangelo: cantare la necessità di avere più donne in politica non è cosa da tutti. E poi non voleva più scendere; presa com’era da quel gioco tanto ingenuo, accompagnata da un chitarrista rassegnato, ha cantato insieme con tutto il popolo presente, una dietro l’altra Bella Ciao, Io vagabondo, Generale. Roba da festa dell’Unità, insomma. Nei cori della platea riconoscevi la voce del tabaccaio, ti giravi e incrociavi il sorriso del deputato, del tuo medico, e del tuo ex collega dell’università, sempre più magro. E nelle tre ore trascorse in quel clima mi è sembrato che fossimo meno divisi tra ricchi e poveri, potenti e indifesi, politici e popolo, o forse solo tutti proiettati verso questa comune speranza.

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