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Vita da escort

E’ andata così: ero a Milano per lavoro insieme con il capo progetto, una signora di 65 anni prossima alla pensione. La riunione si è protratta fino a tardi così siamo rimasti a Milano per la notte. Giunti in albergo mi fa: “Dove andiamo a cenare? Io andrei in centro. Che proponi?“, e io non ho avuto la prontezza di inventarmi l’improrogabile impegno. Così ha scelto un bel locale romantico, con tanto di candela al centro tavola, luci basse, camerieri gentili, sottofondo musicale e tante giovani coppie agli altri tavoli. Naturalmente abbiamo parlato di lavoro, ma gli altri non lo sapevano, o non se lo sono chiesti, come forse è più probabile. Almeno fino a quando una ragazzina pakistana non ha indugiato un po’ troppo al nostro tavolo per costringermi a comperare una rosa. Ho dovuto sprecare una decina di sorrisi per declinare l’invito.
La cena è durata due portate, un dolce è un caffè, ma quando siamo usciti l’intraprendente signora mi ha preso sottobraccio dicendomi “ora una bella passeggiata ci aiuterà a digerire“. Tra improbabiili monumenti alla modernità e vetrine di negozi chiusi abbiamo camminato per un’ora e mezza: “Ti piace quella giacca? Ti starebbe bene!“. Risposte monosillabiche nascondevano pensieri cattivi del tipo “oddio, non vorrà mica comprarmela?“. Dopo aver declinato l’invito per un gelato a mezzanotte, con l’aria fredda di due gradi centigradi, siamo rientrati in albergo.
Stamani ci siamo ritrovati insieme al tavolo della colazione e lei spalmandosi la marmellata sul panino e con gli occhi bassi dice: “Lo sai? Ieri sera sono stata proprio bene!“.

Che faccio? Glieli chiedo cento euro?

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