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Il culto di John Frum

Il culto di John Frum

Gli abitanti dell’isola di Tanna (arcipelago delle Nuove Ebridi, tra Australia e Fiji) seguono un modello sociale tradizionale, il kastom: rifiutano la scuola, il lavoro, il danaro e vivono di aiuti. E credono in un messia speciale: John Frum, un soldato americano che un giorno arriverà e porterà infiniti beni e denaro con una noce di cocco stampata sopra. Hanno costruito piste di atterraggio nella giungla, recinti di bambù per  custodire i beni, torri per avvistare le navi che arriveranno. L’attesa dura da circa sessant’anni. Negli anni ’40, infatti, il messia era apparso sull’isola invitando gli abitanti a rigettare le regole dei missionari e a ritornare al kastom, nell’attesa del benessere che sarebbe presto arrivato. Il messia era americano. Forse era un soldato, forse un volontario della Croce Rossa che si presentò come John from America (Frum, appunto). Ma gli americani, e con essi John, vinta la guerra, scapparono dai quei luoghi, lasciando beni, bandiere e un buon ricordo. Presto la nostalgia per quei giorni di benessere si trasformò in speranza per gli abitanti di Tanna e alimentò il culto di John, che è solo uno dei numerosi "culti del cargo" che si diffusero nella metà del ‘900. E’ soprendente che il culto di John Frum sopravviva ancora oggi, con i suoi riti religiosi (l’alza bandiera mattutino a stelle e strisce, officiato dai sacerdoti vestiti di logore uniformi USA) e con i suoi dogmi ("John ha promesso l’America. Un giorno ritornerà" è la scritta all’entrata di un villaggio) in una zona in cui è transitato pure il pensiero di Cristo e di Siddartha. Forse è solo il segno che il kastom, un otium basato sull’agricoltura di sussistenza e sugli aiuti, insieme con la speranza dell’era dell’abbondanza è un modello attraente per alcuni popoli. Ma se glielo raccontassimo agli iracheni?

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