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IL

All’approssimarsi dell’apertura dell’anno scolastico mia madre aveva trovato un modo per risparmiare anche sui libri: “il dizionario di latino, invece, non lo compri: puoi usare quello che usavo io alle superiori, il Campanini e Carboni. E’ il migliore in assoluto: vedrai che nessuno dei tuoi compagni ne ha uno uguale. Avrai una marcia in più“. Eh, il marketing!
In effetti al liceo non si usava un dizionario di latino, ma “il” dizionario di latino, ovvero il Castiglioni Mariotti, quello con la copertina gialla e con impresse le due lettere fondamentali sulla sovraccoperta: “IL”, “I” per italiano e “L” per latino. Tutti avevano il Castiglioni Mariotti, che era consigliato per la estrema semplicità di consultazione e per la perfetta aderenza dei numerosi esempi ai testi dei programmi didattici. Tutti possedevano il Castiglioni Mariotti, tranne io. Il mio si intitolava “Il novissimo dizionario della lingua latina”, in un’edizione del 1954, fatta restaurare da mia madre, e curato da due cognomi sconosciuti: “Campanini e Carboni”. Così, nei temutissimi compiti in classe ho potuto competere solo fino a quando si è tradotto il “De bello gallico”. Dopo sono cominciati i dolori: mentre tutti nel Dizionario trovavano già tradotte intere frasi della versione da tradurre, io consumavo i miei occhi tra le pagine affumicate del Campanini e Carboni e gli sguardi imploranti ai miei compagni. Tutti traducevano in due secondi “Omnia munda mundis” con “tutto è puro per i puri”, mentre io mi scervellavo cercando di capire perchè mai “tutti i mondi” fossero “al mondo”…o “tutti i puliti?”.
Avrai una marcia in più!“, ma quando portai a casa il primo   si corse ai ripari: nella calza della befana trovai “il” dizionario e del carbone (ma niente campanini, per fortuna). Chi l’avrebbe mai detto che “IL” sarebbe stato tanto determinativo?

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