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La mala información

“Il Manifesto” questo sabato ha pubblicato la prima parte di un bell’articolo di Luis Sepulveda, intitolato “Carne da Blog”. Lo scrittore cileno si rivela assiduo frequentatore di blog, i soli mezzi di comunicazione che oggi sono in grado di far passare certe notizie che i media tradizionali trascurano. Secondo Sepulveda, tutte le informazioni che il pensiero dominante ritiene possano essere “pericolose” o “destabilizzanti” diventano “carne da blog”, e il blog stesso uno “stupendo recipiente per vomitare”. Ci prendiamo questa specie di “onorificenza” da parte di un grande scrittore, ma ci resta l’amarezza per la situazione che viene denunciata, per tutte quelle notizie che hanno la triste sorte di non essere raccontate alla massa. E già. Perchè un blog, per quanto possa essere popolare e visitato (penso a quelli di Beppe Grillo o di Pino Scaccia), non è un “mass medium“: raggiunge solo quelle persone che hanno voglia di passare qualche ora davanti al computer dopo 8 ore di lavoro e 2 di traffico. Per tutti gli altri c’è Pupo.
Ieri sera, poi, ho visto il documentario di Sabina Guzzanti, “Viva Zapatero“. Sabina Guzzanti è una bravissima attrice, una ragazza intelligente e sorretta da un forte senso morale. Adesso è anche incazzatissima per la censura che ha ingiustamente colpito il suo programma “Raiot”, e non se ne fa una ragione. Il documentario, che ha girato trasformandosi in giornalista, vuole smascherare la triste vicenda di “Raiot” e denunciare l’impossibilità di fare satira nel nostro Paese. La Guzzanti intervista tutti i principali artefici della sospensione del programma, da Lucia Annunziata (perfetta nell’imitare se stessa, durante l’intervista si rivolge a Sabina Guzzanti chiamandola sempre “Sabrina” e chiude il dialogo dicendole: “inzomma, Sabrina, tu mi hai fatto passare per una ghe parla in naboletano, ha gli occhi strabigi e non conta un cazzo: io la mia opinione su di te non la campio“) a Claudio Petruccioli (allora presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai e oggi presidente dell’azienda televisiva) nonchè i suoi colleghi stranieri che individuano l’Italia come un caso davvero insolito di mancanza di libertà d’informazione. Il problema è sempre il solito: la gente che andrà a vedere il documentario già sa cosa vedrà, già conosce i contenuti del film e la gravità della situazione italiana. La satira della Guzzanti è “democratica”: colpisce sia il regime “fascista” di Berlusconi che l’incapacità di reazione dell’opposizione (arrivando persino a ipotizzare una rete di interessi trasversale che fa sì che il sistema si stabilizzi su questo livello illiberale), ma è argomento d’elite. Fino a quando non sarà la televisione a informare gli italiani che il bel Paese è sceso al 67° posto al mondo in termini di libertà di informazione, la denuncia della Guzzanti risulterà totalmente inefficace.

È un circolo vizioso da cui si può uscire soltanto cercando di guarire la democrazia, perchè una democrazia che ha bisogno della censura è una farsa. L’impegno politico deve poter prevedere anche la risoluzione di questo problema e con la massima priorità. Zapatero, appena eletto premier, ha riformato la legge che prevedeva la nomina governativa del presidente della TV di Stato spagnola. È una misura importante quanto la “liberalizzazione” dei matrimoni o il ritiro delle truppe dall’Iraq, ma in Italia non ne è stata data notizia.
Possiamo chiedere alla Casa delle Libertà di Berlusconi (o Casini, o Fini o Bossi) e all’Unione di Prodi cosa propongono per garantire all’Italia una posizione più degna nelle classifiche dei livelli di democrazia. Provate a cercare la risposta nei loro programmi elettorali.

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