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La lezione dell’intelelttuale

Italo Calvino non è stato soltanto uno dei più geniali artisti italiani (impegnato in ogni forma artistica: romanzi, racconti, opere liriche, canzoni, poesie) e non possiamo ricordarlo solo per l’assoluta eleganza del suo stile o per la lucidità dei suoi editoriali. Quello che mi ha sempre colpito di Italo Calvino è il suo grande fermento per la pace e la giustizia: “nel settembre 1961 voleva andare a Parigi per partecipare al congresso dei Partigiani della pace, ma ebbe l’interdizione di soggiorno nella capitale francese. Allora si unì a Capitini, inventore della marcia della pace Perugia-Assisi, che adottò la bandiera multicolore, cucita dalle suore di un convento umbro. Aveva appena terminato l’esperienza dei “Cantacronache”, il movimento che rappresentò la nascita della canzone di protesta ed ebbe notevole influenza sulla scrittura delle successive generazioni di cantautori…”

A vent’anni dalla sua morte ci resta questo grande rimpianto e si alimenta la nostalgia di figure come la sua: l’intellettuale, colui che contribuisce al cambiamento della società affermando, anche con irragionevole profezia, valori nuovi.

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