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Democrazia, l’ultima utopia

“Per proteggere la loro unione monetaria i politici europei preferiscono la sospensione della politica, come accade frequentemente in Grecia e in Italia, e la sua sostituzione con la competenza di tecnici non provenienti dai partiti.  Le politiche governative saranno monitorate – se non guidate, in questa prima fase – da Bruxelles e Francoforte, il quartier generale della Banca Centrale Europea, e saranno implementate da tecnici italiani e greci che hanno la stessa visione paneuropea.  La responsabilità di questo triste epilogo è solo e soltanto della Grecia e dell’Italia, ma la tecnocrazia giace nel DNA dell’Europa moderna. Jean Monnet, il brillante economista francese, diplomatico e padre fondatore dell’Europa non è mai stato “eletto” nella sua vita. Resta da vedere se la tecnocrazia può fornire una risposta soddisfacente all’emergenza europea […]” (Financial Times, 11/11/2011)

In fondo il giorno delle dimissioni di Berlusconi ce lo immaginavamo diverso. La festa è mitigata dal fatto che siamo costretti a prendere atto della debolezza della politica di fronte al potere – non sempre buono, come ampiamente dimostrato – del mercato e della finanza.

Ma in realtà molti di quelli che oggi si oppongono alla tecnocrazia e invocano nuove elezioni, sono i primi che hanno abdicato alla democrazia, ritenendola – al più – un ideale da costruire con strumenti non democratici. Sono quelli che con l’alibi di un “dispotismo illuminato” hanno comandato per decenni questo Paese, con metodi pre-rivoluzionari o sovietici (a seconda della parte politica). Trovatemi un partito, e dico uno, anche tra quelli che vorrebbero presentarsi come “innovativi”, che al suo interno selezioni la sua classe dirigente affidandosi a metodi democratici. Trovatemi un partito, e dico uno, che proponga un programma condiviso dalla base dei suoi iscritti o elettori. Trovatemi un partito, e dico uno, che presenti candidati – a ogni livello – scelti dalla base, e non dalla segreteria. Trovatemi un parlamentare che abbia mai accompagnato la sua eventuale retorica “anti-casta” con atteggiamenti personali coerenti, ad esempio rinunciando agli assurdi privilegi che la sua carica – purtroppo – oggi comporta.

Non è detto che affidarci a un tecnocrate come Monti, allora, possa avere effetti peggiori di quelli a cui ci ha esposto questa classe politica antidemocratica. Ovviamente tocca sempre a noi, cittadini responsabili, vigilare sul suo operato. Perché se la BCE dovrà monitorare il giusto indirizzo di finanza pubblica, siamo noi e solo noi a dover controllare l’impatto che quelle scelte avranno sulla nostra vita e sul nostro futuro: i partiti hanno tradito il loro ruolo, ma la società civile non può smettere di chiedere, anzi di pretendere, il rispetto del patto sociale con lo Stato.

Se abbiamo voluto credere che il dispotismo illuminato dei partiti potesse condurci alla democrazia, perché non possiamo riporre nella tecnocrazia speranze analoghe?

One Trackback/Pingback

  1. Democrazia, l’ultima utopia- Rivistaeuropea on domenica, novembre 13, 2011 at 05:34

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