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L’immagine di te

Cerco di ascoltare molta musica, e devo dire che se ne produce tanta buona, anche in Italia. Recentemente mi è capitato tra le mani l’ultimo CD dei Radiodervish, intitolato “L’immagine di te“. Forse non è il loro album migliore, nè tanto meno il miglior Cd in circolazione, ma lo segnalo perché è un album bello, colto, elegante e al tempo stesso popolare, grazie a melodie di presa immediata e a ritmi accattivanti. Mi piacerebbe davvero che questa “commerciabilità” possa giovare ai Radiodervish e aiutare a far scoprire ancora di più il loro indiscutibile talento.
La verità è uno specchio caduto dalle mani di Dio e andato in frantumi. Ognuno ne raccoglie un frammento e sostiene che lì è racchiusa tutta la verità”. Con questa frase del mistico persiano Gialal ad-Din Rumi si apre il libretto del CD.
Così Nabil Salameh e Michele Lobaccaro (Radiodervish dal 1997) dichiarano che anche la musica può avere un ruolo nella ricerca della verità. Raccolgono i pezzettini dello specchio e li mettono insieme, fornendo un’immagine certamente più globale della realtà musicale del nostro Paese e della sua società. “La nuova musica italiana”, come essi stessi definiscono la loro produzione, è una nostalgia musicale che va dalla disco music degli anni 70 all’elettro-pop degli anni ’80, fino al rap e all’hip-pop più recente, passando per i ritmi pop-raï e bhangra. Pezzettini persi nello spazio e nel tempo e trasportati fino a noi dalle onde del mediterraneo. Alcuni li ha recuperati Alessia Tondo (voce dell’Orchestra Popolare della Notte della Taranta di Melpignano), un altro frammento è stato riportato da Caparezza (il rapper barese compare in Babel), ma i frammenti più importanti li ha ritrovati Franco Battiato, produttore del disco, e li ha resi con generosità ed orgoglio (per averli trovati lui per prima) insieme a Pino Pinaxa Pischetola, che ha mixato l’album e ne ha curato la programmazione dei suoni.
Su questa ricca trama musicale si intessono testi di un certo spessore spirituale, parole di pace, veicolate da una pluralità di lingue (dall’arabo al francese, dall’inglese al “griko” salentino) amalgamate all’italiano, che si alternano tra le strofe o all’interno della stessa frase.
E appare l’immagine di un’Italia multietnica, di un Uomo libero da ogni razzismo, aperto alla trasformazione individuale e collettiva.

Qui potete ascoltare il primo brano scelto per promuovere il CD, anche se non è il mio preferito.

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