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Non rido più

Sono sempre meno in comici che mi divertono.

Ieri sera, ad esempio, in un locale c’era uno di quelli che vengono da Zelig (o trasmissioni simili). Non mi chiedere il nome: alto e magro, sui trent’anni, toscano. Inascoltabile.
Ma deve essere un problema mio, perché alle sue freddure tutta la platea rideva senza misura, mentre io riflettevo sulla situazione lavorativa dell’attore, se aveva mai fatto un corso di recitazione, se i testi disgraziati se li scriveva da solo, se era un precario, quanto prendeva per quella serata, se doveva spartirseli con un agente. Cercavo un motivo di contatto, un pensiero positivo che mi portasse per lo meno a sorridere, caso mai al termine di una battuta mi avesse rivolto lo sguardo. Ma il suo monologo era così incalzante di banalità che mi sono ritirato in uno sdegno autistico.

Tre cinesi indagati per l’omicidio: è giallo!”, “Ballerina di Lap dance va fuori strada e prende un palo”, fino a proporre accostamenti musicali tesi a svelare il plagio di alcuni musicisti: l’attore scopre (ma è argomento noto e ammesso da Branduardi) che la melodia di “Cogli la prima mela” somiglia a un brano ungherese del 1700  e dopo averci fatto sentire tante volte il refrain “Cogli la prima mela, cogli la prima mela, cogli la prima mela, ah” pensa bene di commentare con “Branduardi, ma va in culo tu e tutto il frutteto”. E tutti giù a ridere. Io incazzato.

Anche la satira latita, ma non credo che sia per colpa degli autori, forse solo per colpa della realtà che li ispira. Voglio dire che non ce la faccio più a ridere sul conflitto di interessi di Berlusconi: vorrei che questo conflitto si risolva, punto e basta. Sono 13 anni che sentiamo queste battute. Non rido più se Benigni parla di Mastella: mi spieghi la Divina Commedia, che è meglio (perché tanto lo so che poi, giustamente, secondo le regole di mercato, va a fare uno spettacolo anche alla festa dell’Udeur). È una satira anestetizzante, che non irrita ma ci concilia con le ingiustizie: col Papa che vuole scrivere le nostre leggi, coi Savoia poveracci, con Berlusconi furfante (e non pericoloso criminale).
Mi sono rimasti pochi baluardi: il Vernacoliere (la Famiglia Quagliotti, Don Zaucker, i testi di Sardelli e Cardinale), i Simpson, Ellekappa, Mauro Biani, l’infermiera Mimma, ma sento che sta subentrando una specie di assuefazione.

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