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DICO. Questioni lessicali

Natura. Pro e contro. Pare che nell’orifizio anale siano concentrate molte terminazioni nervose che se stimolate inducono una sensazione di piacere. La natura, tramite l’eccitazione spontanea di due soggetti, induce al rapporto sodomitico, in cui il piacere della stimolazione anale di chi è penetrato coincide con quello più noto della stimolazione del glande di chi penetra. Eppure qualcuno si ostina a chiamare “contro natura” questo tipo di rapporto sessuale. Messo di fronte all’evidenza della scienza allora specifica meglio: “contro natura” non vuol dire contro l’anatomia o la chimica degli elementi! Contro la natura è il rapporto sessuale che non procrea e quindi non garantisce il mantenimento della specie. Si deduce che tutti gli esseri che fanno l’amore senza procreare sono “contro natura”. Ma allora bisognerebbe impedire con una legge l’uso degli anticoncezionali, e soprattutto il matrimonio di tutte quelle coppie di cui almeno uno dei due componenti sia sterile oppure non consenziente al concepimento. Quei contronatura se vogliono rivendicare dei diritti dovrebbero potersi avvalere di un notaio e di tutti gli strumenti che il diritto privato mette loro a disposizione. Altro che matrimonio!
Mi chiedo se per estensione anche tutti i single che non procreano siano contro natura. Ad esempio tutti quei ragazzi che si masturbano disperdendo il seme fecondo e quelle donne che lasciano cadere gli ovuli negli assorbenti con le ali: sono o no contro natura? Al quel punto sarebbero contro natura a maggior ragione quei “casti per forza”, che non solo frenano tutte le loro naturali pulsioni sessuali, ma che addirittura si ostinano a non volere neppure provare a fare l’amore. Quelli sarebbero i più “contro natura” di tutti: tutti quei preti, ad esempio, e quei cardinali e quelle suore, in fondo dimostrano di detestare la loro natura. Controprova: le donne con le tette ripiene di silicone quando scopano con un uomo coi capelli trapiantati e le rughe stirate dal botulino sarebbero “pro natura” se da quell’atto viene fuori un pargolo.

Normalità. Gli omosessuali non possono essere definiti “anormali”: nel diritto la “norma” rappresenta un modello di comportamento giusto; ma il diritto non regola la passione, nè sancisce un modello di pulsione sessuale corretto, quindi gli omosessuali (e gli eterosessuali) giuridicamente non possono essere definiti anormali, semmai sono “anormati”. Probabilmente i delatori possono ricorrere all’accezione statistica, in cui la “norma” definisce il carattere maggiormente rappresentato; gli omosessuali sono una esigua minoranza della popolazione e quindi certamente “anormali”. Ma che senso ha appellarsi alla statistica per qualificare le persone? Allora i biondi in Italia non sono normali. E non sono normali quelli senza occhiali, e neppure quelli alti più di un metro e ottantacinque e neppure i preti, figuriamoci i vescovi. Sorpresa: non sono normali neanche i bambini sotto i 5 anni.

Affetto, amore. Per la prima volta nel nostro codice civile verrebbero inserite queste parole. Chiunque abbia studiato materie umanistiche non può non ricordare la scala di Maslow secondo cui la realizzazione dell’uomo passa attraverso il soddisfacimento di una serie di bisogni che sono disposti gerarchicamente in una ipotetica scala: i bisogni fisiologici e primari sono alla base della scala, quelli spirituali e affettivi al vertice. Non si può aspirare al soddisfacimento di un bisogno se non si è soddisfatto quello antecedente nella scala.
Se la legge comincia a contemplare i sentimenti come oggetto di diritto vuol dire che la popolazione su cui quel diritto ha effetto, generalmente può definirsi più felice. Allora, almeno secondo Maslow, i DICO, i PACS e la riforma spagnola dell’istituto del matrimonio sono un segnale di progresso nella nostra società. Forse è vero, sfasciano la famiglia fondata sul “rispetto”, ma aprono la strada alla famiglia fondata sull’amore. Una gran bella conquista per ogni cristiano: “Se non ho l’amore non ho nulla” (S. Paolo)

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