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Annunci di lavoro trasparenti

È da un po’ di tempo che ci penso. In attesa che si creino i presupposti per per mettere in piedi il reddito di cittadinanza credo che ci sia un modo poco costoso e molto rapido per incidere significativamente sul mercato del lavoro: la regolamentazione degli annunci di lavoro.

I portali di annunci di lavoro si sono moltiplicati negli ultimi anni e quotidianamente si affidano a un marketing sempre più aggressivo che pubblicizza “posti di lavoro” come fossero beni da acquistare su larga scala, ma che spesso  – come mi è stato riferito da tanti amici – si rivelano solo come annunci “civetta”. Io stesso, anni fa, rispondendo a un annuncio di un portale “credibile”, mi sono recato a fare un colloquio in un’altra città (100 euro di treno) per poi scoprire che il ruolo di “Responsabile degli eventi dell’Istituto culturale” per il quale mi ero candidato avrei potuto ricoprirlo lo stesso giorno del colloquio facendo da steward a una cerimonia organizzata dall’Istituto per quell’esatto giorno. Con me c’erano altri 5 candidati. Tutti “assunti”. Tutti “Responsabili degli eventi”. E tutti steward per quel giorno, senza alcun contratto. Chi garantisce che i contenuti dei portali di ricerca di lavoro siano autentici e trasparenti? Esiste un organo di controllo? Quali sono gli strumenti che ha un giovane disoccupato per distinguere un annuncio vero da una truffa o da una pubblicità (ingannevole)?

Se il lavoro è soggetto alle regole del mercato perché non obbligare a precisare – per ciascun annuncio – il tipo di contratto e la remunerazione offerta? Perché non controllare, poi, che effettivamente quel posto di lavoro offerto corrisponda a un posto di lavoro assegnato con il rispetto delle condizioni offerte (ad esempio introducendo un id unico per annuncio)?

Dunque:

  • centralizzazione dell’elenco degli annunci di lavoro con l’istituzione di un id per annuncio
  • formato degli annunci che comprenda ruolo chiaro, contratto offerto e range di stipendio

 

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