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Una voce

Il silenzio di questa notte non mi piace. Fuori l’aria è pungente, il cielo limpido sembra infinito. Ho combattuto la smania di dissolvermi dentro la sua oscurità; mi sono concentrato su quel ritaglio che copre il giardino: parte dalle cime dei cipressi da un lato e termina sul tetto della casa dall’altro. Ma anche in questa vela ci sono infinite costellazioni, che cambiano ogni sera. Perché noi qui siamo come sul cavallo di una giostra: giriamo, facendo su e giù e guardandoci intorno.
Domattina, ho la statistica dalla mia parte, mi sveglierò e sarò ancora parte di questo mondo, di questa epoca, di questa nazione.
Passano i giorni, passano le notti, le stelle tracciano lente scie sulla mia testa, mentre io trascino la vita come un Prometeo vinto, incatenato, inutile.
Come in quegli incubi in cui gridi o ti sembra di farlo, ma la voce non esce; non so se ti è mai successo. Così ascolto e assorbo le vicende di questi ultimi giorni, con uno sguardo incredulo per questo orrore, ma senza voce.
Nessuno mi presta la voce. Figuriamoci gli organi di informazione. Sono loro che dovrebbero offrire la chiave per interpretare la realtà, sollevare lo scandalo, mostrare la verità, e invece distorcono e strumentalizzano le notizie per gli scopi di qualche portatore di interesse.
Mentre si compiono sforzi politici per concedere più facilmente diritti agli immigrati regolari, i nosti giornali vanno scovando tutte quelle notizie di cronaca nera che coinvolgono extracomunitari: la ragazza pakistana uccisa dal padre, il cingalese che uccide la parrocchiana, l’algerino che violenta la quarantenne, il rumeno che ruba in una villa, con titoli a effetto xenofobo del tipo “la maltrattava perché non portava il velo, tunisino arrestato” (l’ho appena cercato e immediatamente trovato sulla home page del Corriere). Notizie che si sarebbero esaurite in una pagina di cronaca e vengono promosse alla prima pagina per giorni, si sarebbero perse tra i giornalacci locali e invadono i portali dei quotidiani nazionali.
Il massimo rappresentante della Chiesa cattolica non spende una parola per la tragedia dei naufraghi sulle coste italiane. Il suo mutismo è imbarazzante per chiunque conosca il messaggio di fratellanza universale di Cristo. Allora si enfatizza la sua dichiarazione “lavorare meno rafforza lo spirito”, si chiede agli intellettuali di commentarla, ma nessun titolo che gli ricordi che la solidarietà, lo spirito, lo rafforza molto di più.
Fidel Castro lotta tra la vita e la morte, ma è l’occasione per ribadire che è un dittatore totalitarista che ha impoverito un’intera nazione. Non sono riuscito a leggere, neppure tra le righe, che la vera causa di povertà di Cuba è l’embargo americano del 1960, inasprito violentemente nel 1992. Da nessuna parte abbiamo potuto leggere che prorpio il comandante ha impedito che Cuba diventasse come Haiti e pur nella povertà di mezzi ha imposto un modello sanitario e scolastico da fare invidia ai paesi liberali.
La Repubblica, giustizialista fino al limite della diffamazione, non perde occasione per ricordare gli effetti nocivi dell’indulto, pur mantenendosi “sul pezzo”: “due scafisti liberi, grazie all’indulto”, “stupratore libero grazie all’indulto”, compiendo una terribile disinformazione su una conquista importante di questo Governo.
Se gli organi di informazione perdono la verità, ma non la credibilità, diventano un’arma più temibile di un kamikaze. Ecco perché siamo esposti all’orrore, ma nessuno lo grida.
La priorità del governo Prodi, prima del sacrosanto indulto, delle liberalizzazioni, della missione di pace, del decreto sugli extracomunitari è questa: liberare l’informazione dall’influenza delle lobbies.

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