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Il cantautore non scrivente

Il cantautore non scrivente 

"C’è gente che fa dischi che sono in classifica, scritti da altri. Ci sono ragazzi che ogni mese prendono un stipendio per scrivere canzoni per cantautori affermati". Lo afferma il bravo Samuele Bersani in un’intervista rilasciata alla Stampa Web. Quest’accusa, lanciata guarda caso nel periodo di promozione del suo ultimo CD, afferma una realtà nota: esistono dei "ghost writers" anche per le canzoni. Purtroppo il disco spesso è soltanto un prodotto industriale: se c’è un bravo autore, ma che non potrebbe incontrare il favore del pubblico, e un cantautore affermato in crisi di ispirazione, le case discografiche combinano le due "materie prime", nella solita smania di profitto. Certo sarebbe più giusto rendere noti gli autori, come ha fatto Gianna Nannini che per il suo rilancio discografico si è avvalsa dell’importante contributo di Pacifico, o come Vasco Rossi, il cui ultimo album è stato scritto insieme a Gaetano Curreri; queste, giustamente, vengono percepite come "collaborazioni" che impreziosiscono il lavoro e insieme l’immagine dei musicisti coinvolti: tutt’altra cosa.  Ma quello che non mi convince della denuncia di Bersani è questa: il cantautore è molto esplicito e dice "cantautori che sono in classifica", ma si guarda bene dal fare i nomi, screditando più colleghi di quanti probabilmente vorrebbe.  Perché non ci dà almeno qualche indizio? Non si comporta un po’ come uno scrutatore non votante?

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